In questo progetto esploro la tensione tra pieni e vuoti, tra ciò che è tracciato e ciò che resta inesplorato. Attraverso figure antropomorfe delineate con una linea continua, rappresento il dualismo tra prigionia e liberazione. Le figure sembrano intrappolate nel segno, ma è lo spazio bianco a suggerire una via di fuga, una possibilità di libertà.
Il vuoto, spesso invisibile a un primo sguardo, diventa il vero protagonista: è lì che risiede l'essenza. Le mie opere giocano con l’illusione e la percezione, invitando l’osservatore a concentrarsi non solo sulla linea, ma su ciò che essa lascia in sospeso. Il bianco diventa simbolo di liberazione, un passaggio tra mondi.
“Guardailbianco”,  curata da Martina Massimilla, Istituto Marangoni, Firenze.